Le Strutture

Prasomaso è una località che si trova nel versante retico della Valtellina, compreso tra i 1100 e 1250 Mt slm, nel comune di Tresivio. Prasomaso è diventato un luogo conosciuto per le strutture ospedaliere realizzate all’inizio del 900 con il fine di curare una malattia allora molto diffusa, la tubercolosi TBC. In Prasomaso sono stati realizzati due sanatori, l’Alpina e l’Umberto I. L’Alpina era una struttura più contenuta e di natura privata, mentre l’Umberto I veniva realizzato da organismi pubblici grazie a dei benefattori che hanno donato risorse cospicue a tal fine. 

Salendo da Tresivio la prima struttura che incontriamo è l’Alpina e a circa 1km  sopra l’Umberto I.

Nel periodo di funzionamento delle strutture e quindi a pieno regime, esistevano alcune attività esterne e di servizio ai degenti ed al personale molto numeroso che lavorava qui.

All’Alpina, in una costruzione adiacente al sanatorio, c’era un panificio che tute le mattine sfornava  il pane per tutti. Salendo alla prima curva dove c’è la “villa Carlotta” subito sulla sinistra c’era un negozio Sali e Tabacchi gestito dalla sig. Sara. Salendo ancora alle prime case del personale sulla sinistra c’era un locale “dopo lavoro” adibito a bar e ritrovo del personale, e nella casa difronte quindi salendo sulla destra, sotto al piano terra, c’era un laboratorio di falegnameria per le manutenzioni ordinarie della struttura Alpina gestito da un certo sig. Sala. Continuando sulla destra c’è una casetta sulla destra che ha visto per un periodo un bar gestito da certo sig. Umberto e successivamente un negozio di abbigliamento gestito dalla sig.ra Adele. Proseguendo sempre sulla destra vi era l’Albergo Boirolo con 14 camere da letto e 2 sale per la ristorazione oltre il bar di riferimento gestito dalla famiglia Rossattini il "barba". Seguendo fino all’ingresso dell’Umberto primo, c’era la portineria con l’addetto al controllo portinaio sig. Polizzi e l’ufficio postale gestito dalla sig.ra Adele. Dall’Alpina in basso vi era una stradina ben curata che portava verso la valle ad est, in località “Presef” dove c’era un allevamento di maiali allevati dal riciclato di scarto del cibo che rimaneva nelle cucine non consumato nelle strutture. 

Le strutture vantavano di un parco adiacente molto ben curato e dalle dimensioni molto importanti. Il parco era servito da stradine e sentieri che portavano sempre da qualche parte. All’Alpina, in mezzo ai boschi di pino, c’erano due campi di bocce contestualizzati con molta cura, ogni tanto si incontravano delle panche e dei tavoli di legno di colore giallo, verde, rosso e azzurro. Su a Prasomaso avevano realizzato una diffusione sonora che coinvolgeva tutto il parco basata su dei pali di metallo alti alcuni metri, con in cima i diffusori protetti da una micro casetta in legno e durante certi orari stabiliti veniva diffusa la musica di allora riempendo il parco di suoni e canzoni rendendo le passeggiate gradevoli e rilassanti. Nulla era lasciato al caso e si percepiva ovunque una notevole razionalità del vivere della comunità. Nella costruzione dell'Umberto I troviamo nella zona centrale la Direzione e l’Accettazione, verso Ovest il reparto donne e verso Est il reparto uomini. 

Il direttore era il professor Biagio Tuminello, un siciliano molto riservato e di poche parole. La sua segretaria era la signorina Teresina Pesenti originaria di Tremezzo, persona abile e molto efficiente. Altri medici si sono avvicendati alla cura dei pazienti, citeremo alcuni nomi, ci scusino coloro che non saranno ricordati. Vi era il Dr. Scotti, un pavese molto bravo sul piano professionale, ma molto severo. Poi vi furono Dr. Togneri, Rossini,  Frondoni,  Bossi,  Vitiello,  Nieri,  Airoldi, Clementi, Mazzei, Adamoli, Bernardini, Fossati, Lupacchini e molti altri che ora sfuggono alla memoria.

Alcuni si trasferirono a Sondalo, altri all’ospedale di Sondrio. Nel reparto accettazione vi era il sig.Faedda, un sardo che dirigeva gli ingressi e sovra intendeva la centrale telefonica con i numeri 2915 e 2916. Entrando negli uffici,si trovava il rag.Calvi, un milanese sempre gentile e disponibile, oltre vi era l’economo che fino agli anni 59 era il sig.Mario Vigo, che si dimise per ragioni di salute. Subentrò il sig.Azzali, un mantovano molto alto di statura, sposato e con una figlia di nome Serena. All’accettazione viveri vi era il sig.Giuseppe Pastori originario di Rho ed era anche vice economo. Aveva sposato una bella e simpatica ragazza Triestina di nome Eugenia Hass. La suora addetta alla dispensa, era una bergamasca di nome Gregorina.

Nel 1950 vi fu una abbondante nevicata che tenne isolato Prasomaso per alcuni giorni. Fu un anno, con il 1951, di intenso lavoro per il sanatorio. Vennero costruiti, il salone dei bambini, la sala cinematografica per gli adulti e fu pavimentato il viale principale con il porfido. Le pietre utilizzate per la costruzione dei due edifici, vennero estratte alla “Cava”, località che si trova sopra i sanatori al secondo tornante salendo verso Boirolo.